
Album "La Bustina di Minerva"
In questa gallery raccogliamo documenti che illustrano la genesi e la vita editoriale della raccolta di articoli La Bustina di Minerva di Umberto Eco (Bompiani, 2000), che fanno riferimento ai temi trattati nell’opera o hanno fornito uno spunto per uno dei testi contenuti nel volume. Questo è il resoconto di un’esperienza di lettura e di ricerca nel patrimonio della nostra biblioteca (con alcune escursioni su altre raccolte documentarie). Non c’è quindi nessuna pretesa di una presentazione esaustiva dei molti argomenti e materiali che la varietà caleidoscopica degli articoli potrebbe suggerire. La scelta di quali percorsi esplorare o ignorare si è basata su motivazioni anche episodiche e dettate dall’interesse dei lettori e dalle discussioni che il gruppo di lettura ha sostenuto negli incontri precedenti. Più ancora che per le galleries precedenti anzi, in questo caso la natura frammentaria del testo ha suggerito una metodologia di ricerca spesso guidata dal caso e dalla serendipità, che restituisce un lavoro frammentario e composito, che speriamo possa rendere conto della struttura testuale e concettuale dell’opera da cui siamo partiti.
Delle citazioni non forniremo la pagina precisa ma il titolo dell’articolo da cui sono tratte. Questo rende più semplice identificare la citazione nelle diverse edizioni pubblicate della Bustina e la brevità degli articoli stessi (poco più di due pagine per la gran parte dei testi) rende molto semplice rintracciarvi il passo citato.
I documenti utilizzati sono quasi totalmente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.

Peter Mendelsund, Che cosa vediamo quando leggiamo (2020)
In Allegria! M’illumino d’immenso (1992) Eco sottolinea quanto sia importante, per la comprensione di un testo, capire il contesto in cui esso si colloca. Propone un esempio: «Turbata libertà degli incanti» può essere il verso di una poesia oppure il «titolo di un articolo del Codice Rocco sulla turbativa d’asta».
Un esempio di come anche la lettura di un testo romanzesco avvenga tenendo conto in maniera naturale - e su scale diverse - del contesto in cui le parole si trovano lo offre Peter Mendelsund in un libro affascinante, Che cosa vediamo quando leggiamo, che si interroga su come funzioni la nostra facoltà immaginativa - cioè la nostra capacità di creare immagini mentali - mentre leggiamo un testo scritto.
Questa bizzarra figura potrebbe essere il risultato immaginativo di una lettura dell’incipit dell’Ulisse di Joyce - «Solenne e paffuto Buck Mulligan» - fatta tenendo separata una parola dall’altra, senza metterle in relazione fra loro. Mendelsund spiega come questo può, ipoteticamente, avvenire. Fra le tante cose sbagliate di una lettura fatta in questo modo riconosciamo un errore su cui Eco gioca in Dell’importanza delle lettere maiuscole (1996): leggere una parola come nome comune - in Mendelsund «buck», nella Bustina appena citata «eco» - invece che come nome proprio - «Buck» e «Eco». Il contesto - quello grafico, che ci permette di vedere la lettera maiuscola, ma anche quello del contenuto, se per caso stessimo ascoltando un audiolibro - indirizza il lettore facendogli scegliere l’opzione “nome comune” o l’opzione “nome proprio”. Perché, come dice Mendelsund subito dopo l’esempio citato, le parole non si leggono mai una per volta, ma all’interno di un flusso che crea un contesto. Per meglio chiarire il concetto, Mendelsund lo estremizza e scrive che le parole non si leggono una alla volta mettendo una sola parola in ogni pagina, per costringerci a prendere coscienza di quanto sia innaturale una lettura fatta in queste condizioni.
Peter Mendelsund, Che cosa vediamo quando leggiamo. Una fenomenologia. Con illustrazioni, Mantova, Corraini, 2020.