La domanda su quale anno sia da considerarsi l'ultimo del secolo ha evidentemente una vasta eco: sede del dibattito non è più l'opuscolo, il pamphlet, rivolto ad una limitata cerchia di lettori, ma il quotidiano e la rivista. I quotidiani dell'epoca danno spazio sia agli errori commessi da contemporanei illustri, sia agli interventi esplicativi sul computo dei secoli. L’«Illustrazione italiana» ironizza sulla pretesa del sovrano tedesco Guglielmo II di dirimere d'autorità anche le questioni di aritmetica: sordo di fronte alle dimostrazioni matematiche, egli fa coniare una medaglia per festeggiare il 1 gennaio 1900 come inizio del nuovo secolo.
Dello stesso dibattito si trova inoltre traccia su riviste, quali l’ «Almanacco italiano. Piccola enciclopedia popolare della vita pratica» e «Civiltà cattolica». Si tratta, in entrambi i casi, di ricostruzioni cronologiche con intento didascalico, supportate dai dovuti riferimenti alle fonti della cronologia cristiana: interessante la differenza individuata tra il calendario degli astronomi, comprensivo dello zero, e quello degli storici, che parte invece dall'anno 1 d. C.
Il passaggio fra Ottocento e Novecento è accompagnato dal prepotente ingresso sulla scena politica e sociale del quarto stato. La cultura socialista impregnata, in Italia più che altrove, di positivismo e scientismo interpretava la storia come continuo progresso verso un futuro di giustizia sociale e di prosperità morale e materiale. Gli elementi di rottura rappre-sentati dal passaggio di secolo vengono esaltati: il Novecento nascente si offre come potente metafora dell'avvento di una nuova era.