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Album "Le strade di Alphaville": immagini e documenti

Avvertenza preliminare. In questa gallery faremo costantemente riferimento a saggi di Evangelisti pubblicati in Le strade di Alphaville. Conflitto, immaginario e stili nella paraletteratura, a cura di Alberto Sebastiani, Città di Castello, Odoya, 2022. Le citazioni che non contengono dati bibliografici completi si riferiscono quindi a questo volume.

Le citazioni saranno così strutturate: (Titolo del saggio [data originale di pubblicazione], pagina/e della raccolta del 2022 a cui si fa riferimento).

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Emilio De Marchi, Il cappello del prete (1927)
Created on 19 mar 2023 — Updated on 28 mar 2023

Emilio De Marchi, Il cappello del prete (1927)

Sappiamo di avere seguito una strada diversa da Evangelisti, che più che al poliziesco tradizionale rappresentato da Libri Gialli e dintorni apprezza e si occupa di noir, ponendo a modello esemplare del genere Jean-Patrick Manchette e i suoi epigoni francesi («C’était l’hiver et il faisait nuit»: Jean-Patrick Manchette [2003], p. 269-275; Manchette e il noir francese [1998], p. 277-286). Non entreremo nell’analisi del noir italiano e del suo sviluppo degli ultimi 30 anni. Evangelisti in Le strade di Alphaville accenna ad alcuni autori, alla sua affermazione e anche ai rischi che un genere corre quando diventa mainstream. Vale la pena però citare i due modelli che Carlo Lucarelli indica come fondanti per il noir italiano: Giorgio Scerbanenco naturalmente, e lo vedremo, ma anche, più sorprendentemente, Emilio De Marchi.

Scrittore già conosciuto e apprezzato, De Marchi nel 1887 tenta un esperimento: vuole dimostrare che il feuilleton può essere scritto e ambientato anche in Italia (e che i francesi non hanno niente da insegnarci...) e vuole «esperimentare quanto di vitale e di onesto e di logico esiste in questo gran pubblico così spesso calunniato e proclamato come una bestia vorace che si pasce solo di incongruenze, di sozzure, di carmi ignude». Pubblica così, prima a puntate sui quotidiani «L’Italia» e «Il Corriere di Napoli» e l’anno successivo in volume, Il cappello del prete, il romanzo che secondo Lucarelli possiamo appunto collocare «in pieno noir». E che, vale la pena dirlo, sarà il suo più grande successo di pubblico, ben più di quel Demetrio Pianelli che gli varrà invece le maggiori attenzioni da parte della critica.

L’Archiginnasio non possiede la prima edizione del romanzo, l’edizione più vecchia presente in biblioteca è quella del 1927 qui presentata.

Le frasi di De Marchi citate in precedenza sono tratte dalla Avvertenza premessa dall’autore alla prima edizione (1888). Quelle di Lucarelli si ritrovano nella breve nota da lui firmata - col titolo Il cappello del prete: alle origini del noir - che segue il romanzo nell’edizione degli Oscar Classici datata 2006.

 

Emilio De Marchi, Il cappello del prete, Milano, Treves, 1927.

Collocazione: 3. I. V. 52

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