Ai lati di Nicolò III sono raffigurati due piccoli orsi, ad uno dei quali sono destinate le monete d'oro che gli cadono da una mano. Gli orsi - che alludono al nome della famiglia Orsini - rappresentano i nipoti nominati cardinali. Nella Divina Commedia, il papa simbolo del nepotismo è all'Inferno, condannato nella bolgia dei simoniaci, e si presenta a Dante con queste parole:
Sappi ch'i' fui vestito del gran manto E veramente fui figliol de l'orsa Cupido sì per avanzar gli orsatti Che su l'avere e qui me misi in borsa.
La presenza dell'aquila, emblema imperiale per eccellenza, allude ai complessi rapporti fra la Chiesa, l'Impero e il partito ghibellino che reggeva diverse città dell'Italia settentrionale.
BCABo, ms. A.2848, c. 6r, particolare
Martino IV (1281-1285) - Simòn de Brie
Già canonico e tesoriere del capitolo di San Martino di Tours, Martino IV fu apertamente schierato con Carlo I d'Angiò.
Nell'illustrazione è raffigurato mentre trafigge l'aquila imperiale con una lancia che, decorata con due opposti racemi verdi, potrebbe sia raffigurare una croce sia alludere al giglio, emblema angioino.
(BCABo, ms. A.2848, c. 6v, particolare)
Onorio IV (1285-1287) - Giacomo Savelli
Il personaggio che nell'illustrazione si appresta a colpire il papa con un bastoneallude, forse, alle gravi malattie che tormentarono Giacomo Savelli durante il suo breve pontificato.
Il busto di donna rovesciato sul pavimento deriva da precedenti composizioni iconografiche legate a questa profezia e delle quali si è perso il significato originale.
(BCABo, ms. A.2848, c. 7r, particolare)
Nicolò IV (1288-1292) - Girolamo da Ascoli
Insieme a Filippo IV il Bello, re di Francia, questo papa aiutò gli Angiò nel tentativo di ristabilire il loro dominio sulla Sicilia, dominio venuto meno con la famosa rivolta dei Vespri siciliani.
Un piccolo dragone che morde il papa è inserito tra Nicolò IV e la donna posta alla sua destra, allo scopo di svelare il carattere malefico del rapporto fra i due.
(BCABo, ms. A.2848, c. 7v, particolare)
Celestino V (1294) - Pietro di Morrone
Pietro di Morrone, quando fu eletto papa, era un anziano eremita ammirato per la sua austerità. Poco tempo dopo, il 13 dicembre 1294, pronunciò la sua 'rinuncia'. Fu il primo pontefice - nella storia della Chiesa - ad abdicare dopo aver consultato e ricevuto il parere favorevole di alcuni grandi giuristi.
Fra questi vi era il canonista Benedetto Caetani (che poi divenne papa col nome di Bonifacio VIII) al quale allude nell'illustrazione la volpeche, per far scivolare via la tiara pontificia, aggredisce alle spalle il papa mentre è assorto in preghiera ed è benedetto dalla mano di Dio.
(BCABo, ms. A.2848, c. 20r particolare)
Bonifacio VIII (1294-1303) - Benedetto Caetani
Bonifacio è raffigurato con in mano un tridente col quale cerca di colpire la colomba - che rappresenta la Chiesa - difesa dal gallo, al quale si indirizza la benedizione della mano di Dio.
Il gallosimboleggia la monarchia francese, che si oppose alla politica aggressiva di Bonifacio VIII e alle sue rigide dottrine canonistiche nella quali si riaffermava la superiorità del papato rispetto ad ogni autorità politica del mondo cristiano.
Il piccolo fratetonsurato e con la palma del martirio rappresenta Celestino V, incarcerato per ordine del suo successore nel castello di Fumone.
(BCABo, ms. A.2848, c. 20v particolare)
Benedetto XI (1303-1304) - Nicolò Boccasini
La raffigurazione allegorica - il dragoalato attorcigliato all'albero - allude alla morte per avvelenamento del papa che, secondo la tradizione, come Adamo ed Eva, aveva ceduto alla tentazione del frutto proibito.
BCABo, ms. A.2848, c. 15r, particolare)
Clemente V (1305-1314) - Bertrand de Got
PapaClemente Vè raffigurato a cavallo e con un falcone - come se partisse per la caccia - mentre si allontana da una donna in lacrime, che si torce le mani per la disperazione.
Si tratta della sponsa Christi abbandonata da questo papa che, fissata la dimora pontificia ad Avignone, lasciò la Chiesa di Roma, raffigurata dalla vedova ferma sulla soglia di un edificio di culto e da cinque modellini di chiese che alludono alle basiliche di Roma.
BCABo, ms. A.2848, c. 15v particolare)
Giovanni XXII (1316-1334) - Jacques Duèse - e l'antipapa Nicolò
La chiave di San Pietro è contesa al papa da un piccolo mostro con la tiara che raffigura l'antipapa Pietro Rainallucci da Corbara, francescano, eletto col nome di Nicolò V nel 1328 a Roma, per volontà dell'imperatore Lodovico il Bavaro.
La colomba, minacciata dalla frusta brandita dal papa, simboleggia l'ordine francescano avverso alle costituzioni contrarie alla povertà integrale promulgate daGiovanni XXII.
Il papa tiene in bocca il pomo di una spada la cui punta sfiora il fianco dell'Agnus Dei, vittima immolata per i peccati del mondo e minacciata dalla spada del papa-Anticristo.
BCABo, ms. A.2848, c. 8r particolare)
Benedetto XII (1334-1342) - Jacques Fournier
La riduzione del numero dei benefici ecclesiastici che un prelato poteva cumulare, decisa daBenedetto XII, fu interpretata dai membri della Curia non come volontà di riforma, ma come sintomo dell'avarizia di questo papa soprannominato il cardinale bianco poiché aveva mantenuto la sua veste da cistercense, l'abito bianco che si vede sotto il mantello.
Alla sinistra del papa la corona e la tiara con i fanoni neri potrebbero derivare dall'errata interpretazione di un'iconografia più antica che, attraverso la raffigurazione di un copricapo orientale, faceva riferimento ai rapporti diplomatici fra Benedetto XII e il Gran Khan.
Le sei stelleche sovrastano la colomba posata ai piedi di Benedetto XII rappresentano i sei cardinali nominati da questo papa.
BCABo, ms. A.2848, c. 8v, particolare)
Clemente VI (1342-1352) - Pierre Roger
Clemente VIè raffigurato immerso in un calderoneche, forse, va interpretato come la tinozza nella quale il papa deve lavare e purificare le sue vesti per divenire simile agli eletti del Signore.
Clemente VI stringe in una mano la chiave di san Pietro e con l'altra utilizza la croce per difendersi.
Il gallo, che simboleggia il regno di Francia, monta la guardia al pontefice aggredito da un feroce drago-serpente. Alla scena assiste un terzo animale del quale si vede la testa di lupo, ma tutta bianca, come quella di un agnello.
BCABo, ms. A.2848, c. 9r, particolare)
Innocenzo VI (1352-1362) - Étienne Aubert
Nativo della diocesi di Limoges,Innocenzo VIcondusse una politica migliore rispetto agli altri papi di Avignone che l'avevano preceduto. In particolare, la profezia - definendolo concordans discordantes - allude al suo ruolo di mediatore tra Francia e Inghilterra che, anche per le sue esortazioni, firmarono il trattato di Brétigny nel 1360. L'illustrazione lo raffigura con gli attributi papali, la tiara e la chiave di san Pietro.
In una mano tiene sollevato un grande coltelloindicato nella profezia come strumento per tagliar via le cose superflue, mentre nella rubrica finale è citato il lupo, per il quale si pronostica che abiterà e mangerà insieme all'agnello.
BCABo, ms. A.2848, c. 9v, particolare)
Urbano V (1362-1370) - Guillaume de Grimoard
Urbano Vseppe guadagnarsi la fama di uomo virtuoso e fu apprezzato per il suo tentativo di insediare di nuovo la Curia papale a Roma dopo la lunga parentesi avignonese. Così come le miniature precedenti sembrano anticipare il Grande Scisma di Urbano VI, questa si collega all'avvento dei papi angelici delle ultime profezie.
L'angelo consegna la chiave di san Pietro al papa annunciato che, con la frusta, scaccia il pavonesimbolo del peccato d'orgoglio.
BCABo, ms. A.2848, c. 10r, particolare)
Gregorio XI (1370-1378) - Pierre Roger de Beaufort
Nel 1377,Gregorio XI- anche a seguito delle forti pressioni esercitate fra gli altri da santa Caterina da Siena - riportò la sede del papato da Avignone a Roma.
Per questo nell'illustrazione la mano di Dio gli indirizza una benedizione e, nello stesso tempo, sembra trattenere l'arma del soldato che lo minaccia.
Le spade e le lance, disposte ai lati del soldato con le punte rivolte verso l'alto, simboleggiano le tante calamità in arrivo.
BCABo, ms. A.2848, c. 10v , particolare)
Urbano VI (1378-1389) - Bartolomeo Prignano
L'elezione turbolenta e contestata di un papa italiano, l'arcivescovo di Bari Bartolomeo Prignano, fu all'origine del Grande Scisma d'Occidente e per questa ragioneUrbano VIè il secondo Anticristo raffigurato nella galleria dei ritratti papali divulgata dai Vaticinia.
Il mostroapocalittico, cui nessuno è in grado di opporre resistenza - nella rubrica finale: Terribilis est. Et quis resistet tibi? - è la bestia terribile, un ibrido mostruoso di drago con testa d'uomo coronata e la coda che imprigiona nove stelle simbolo dei cardinali che lo elessero papa con l'appoggio della regina Giovanna di Napoli.
La testa principale del mostro è di un uomo barbuto e, alla fine della coda, spunta una seconda testa, animalesca, che tiene tra le fauci il pomo della spada dell'Anticristo.
In evidenza anche uno scorpione, simbolo dell'inganno
BCABo, ms. A.2848, c. 11r, particolare)
Bonifacio IX (1389-1404) - Pietro Tomacelli
Con l'elezione diBonifacio IX, come successore di Urbano VI nella linea dei papi romani, si perpetuò il Grande Scisma del 1378 anche perché, nel frattempo, l'antipapa Clemente VII - che risiedeva ad Avignone - continu ad essere riconosciuto come papa legittimo da una metà della Cristianità. Questa profezia è la prima della seconda parte del libro dei Vaticinia, formato attorno al 1415 dall'unione di due serie di quindici profezie ciascuna.
La presenza degli orsiin questa illustrazione si spiega come una sopravvivenza dell'iconografia relativa a papa Nicolò III Orsini, col quale iniziava la serie più antica.
BCABo, ms. A.2848, c. 11v, particolare
Innocenzo VII (1404-1406) - Cosimo Migliorati
La disposizione dei due animali che fiancheggiano il papa potrebbe alludere allo stemma della famiglia Migliorati di Sulmona, caratterizzato da una cometa, composta da una stella con una coda a serpentina. Nello stesso tempo, la colombacon le ali spiegate a formare una croce rappresenta il trionfo di Cristo sul serpente diabolico.
BCABo, ms. A.2848, c. 12r, particolare)
Gregorio XII (1406-1409) - Angelo Correr
L'aquilaad ali spiegate, appollaiata sulla tiara del pontefice a forma di croce, e l'unicornoraffigurano gli animali citati nella prima riga della profezia (avis crucifera corniger).
Gregorio XIIfu il terzo successore di Urbano VI (linea dei papi di Roma): deposto dal Concilio di Pisa nel 1409 insieme al suo rivale, il papa di Avignone Benedetto XIII, non accettò tale decisione. Abdicò più tardi, nel 1415, contribuendo così, nel corso del Concilio di Costanza, alla soluzione del Grande Scisma d'Occidente.
BCABo, ms. A.2848, c. 12v, particolare)
Alessandro V (1409-1410) - Pietro Philargi
Il Grande Scisma, l'insuccesso dei tentativi fatti per risolverlo e la ripresa delle eresie minarono il prestigio della Chiesa, divisa - a partire dal 1378 - dalla rivalità tra Urbano VI e Clemente VII (il primo riconosciuto dagli stati dell'Italia centro-settentrionale, da Inghilterra, Impero, Polonia, Ungheria, Fiandre; il secondo da Francia, Scozia, Castiglia, Aragona, Navarra, Portogallo e Regno di Napoli). La frattura fra le due obbedienze, romana e avignonese, sembrò ancora più insanabile quando i due contendenti diedero origine, ciascuno, a una linea di successori. I cardinali unionisti decisero di comune accordo di rinunciare ai rispettivi pontefici e di convocare un concilio che si riunì, nel 1409, a Pisa con l'obiettivo di processare i papi rivali ed eleggere un nuovo pontefice. Gregorio XII (il papa di Roma) e Benedetto XIII (il papa di Avignone) furono condannati alla deposizione e fu eletto un nuovo papa, incoronato con il nome diAlessandro V.
L'illustrazione che accompagna la profezia relativa a questo papa eletto nel concilio di Pisa - un dotto e pio francescano di origine cretese, già arcivescovo di Milano - simboleggia la coesistenza delle tre obbedienze: sulla colonna centrale è una testa con la tonsura(il papa 'pisano'); su quella di destra una mezzalunabrandita da una mano allude allo stemma di famiglia di Benedetto XIII, al secolo Pedro Martínez de Luna (il papa 'avignonese'); la testa coronata sulla colonna di sinistra rappresenta il terzo antagonista e cioè Gregorio XII (il papa 'romano').
BCABo, ms. A.2848, c. 14r, particolare)
Giovanni XXIII (1410-1415) - Baldassarre Cossa
Né Gregorio XII (il papa di Roma) né Benedetto XIII (il papa di Avignone) accettarono le decisioni del concilio di Pisa che aveva decretato la loro deposizione e l'elezione - dopo la morte del papa 'pisano' Alessandro V avvenuta a Bologna nel 1410 - di un altro papa della linea pisana. Tutto questo ebbe come conseguenza la convocazione di un nuovo concilio a Costanza (1414-1418). Grazie a trattative molto laboriose, si ottenne l'abdicazione di Gregorio XII (il papa di Roma), mentre furono deposti Benedetto XIII (il papa di Avignone) eGiovanni XXIII(il nuovo papa 'pisano').
L'illustrazione allude alla deposizione di quest'ultimo attraverso la raffigurazione di un monaco con la falce in mano: Giovanni XXIII era stato 'falciato' da una sentenza canonica, perché condannato per apostasia.
La gamba tagliata allude - per il gioco di parole coscia/Cossa - al fatto che il papa è Baldassarre Cossa.
Un oggetto difficile da identificare (dei ceppi che ricordano l'incarcerazione di Giovanni XXIII a Radolfzell?), ma che ha la forma della lettera B iniziale di Baldassarre, completa la presentazione del nome del pontefice sotto forma di rebus.
BCABo, ms. A.2848, c. 14v, particolare)
Martino V (1417-1431) - Oddone Colonna
Il contenuto del manoscritto - testo e immagini - appartiene ad un ramo della tradizione rivisitato in funzione dei mutamenti intervenuti nel quadro politico a partire dal concilio di Costanza e dall'elezione, l'11 novembre 1417, di un cardinale della famiglia Colonna che divenne papa col nome diMartino Ve che ovunque fu salutato come il papa della conciliazione e dell'unità ritrovata.
La presenza della vacca, che si aggrappa al mantello del papa senza riuscire a scuoterlo dal suo atteggiamento meditativo, secondo la tradizione si collegherebbe a un episodio del conclave che portò alla sua elezione: la stanza assegnata ad Oddone Colonna, era contrassegnata dal numero 4 e dall'insegna della vacca.
I due busticoronati, in alto a sinistra, riprendono il modello iconografico di un'antica versione di questa profezia; il loro significato non è chiaro, ma sembra che si debba escludere l'allusione ai papi rivali.
BCABo, ms. A.2848, c. 13r, particolare)
Eugenio IV (1431-1447) - Gabriele Condulmer
La rubrica iniziale menziona la data esatta dell'elezione al pontificato diEugenio IV, il 3 marzo 1431.
L'indicazione, completa e scritta dalla stessa mano che copia il volume, è un elemento che - insieme a considerazioni relative alle caratteristiche stilistiche delle miniature e alla tradizione a cui appartiene il testo - potrebbe confermare la datazione del manoscritto agli anni di pontificato di questo papa. In particolare, il codice potrebbe essere stato realizzato a Basilea, nel periodo iniziale del Concilio che si aprì in questa cittàil 23 luglio 1431. La rottura fra il papa e i padri conciliari riunitisi a Basilea si consumò in seguito all'apertura di un concilio rivale convocato da Eugenio IV a Ferrara nel 1438, rivolto anche alla Chiesa d'Oriente. In risposta, i prelati riuniti a Basilea elessero papa, col nome di Felice V, il duca Amedeo VIII di Savoia che fu l'ultimo antipapa (si dimise nel 1449).
BCABo, ms. A.2848, c. 13v, particolare)
La città con due corpi di guardia
L'illustrazione vuole evocare la città di Costanza, sede del concilio (1414-1418) convocato per porre fine al Grande Scisma d'Occidente e superare le divisioni del papato. I partigiani della soluzione conciliare utilizzarono i Vaticinia per influenzare papa Giovanni XXIII (il papa 'pisano') allo scopo di ottenerne l'abdicazione, additando come precedente al quale ispirarsi Celestino V, un esempio di sublime abnegazione che conduceva alla beatificazione. Il libro dei Vaticinia fu promosso e diffuso nei mesi che precedettero la solenne proclamazione della deposizione del papa 'pisano' (29 maggio 1415) quando Costanza si trasformò in un grande centro di trascrizione, diffusione e vendita di manoscritti. Qui, le officine di copia si moltiplicarono, sia per far fronte alla domanda di documenti di carattere tecnico di cui i padri conciliari e gli osservatori avevano bisogno, sia per soddisfare la richiesta generata dalle eccezionali occasioni di scambio di opere rare che si offrirono ai curiali, da sempre appassionati bibliofili.
La città con le mani tese
Questa, così come la città raffigurata nella miniatura precedente, deve essere interpretata come la città di Dio. La posizione che le due raffigurazioni occupano nella successione delle tavole equivale ad una dichiarazione esplicita che l'avvenire della Chiesa passava necessariamente attraverso il corretto svolgimento del Concilio e la fissazione di regole per una legittima successione dei pontefici.
BCABo, ms. A.2848, c. 16v, particolare)
La volpe e le insegne
Il papa guarda allontanarsi una volpeche, sollevata sulle zampe posteriori, sta portando via tre vessilli incrociati. La simbologia non è di facile interpretazione: potrebbe essere la traduzione figurativa di un attacco al papato oppure alludere all'allontanamento dalla figura del papa di simboli negativi connessi al potere temporale. La rubrica finale, infatti, afferma che la "simonia finirà”.
BCABo, ms. A.2848, c. 17r, particolare)
Il papa nudo
L'immagine vuole evocare un cambiamento radicale e suggerisce l'idea di un ritorno alla Chiesa primitiva, 'nuda', che avrebbe inizio con questo primo papa angelico.
La figura che tiene tra le mani il laccio avvolto alla caviglia del papa rappresenta lo 'spirito mondano' che cerca di tenerlo prigioniero e s'ispira ad un passo del Libellus de tribulationibus, un libro di profezie attribuito al forse mai esistito Telesforo da Cosenza, ma in realtà composto intorno al 1376, e che talvolta accompagna i Vaticinia.
(BCABo, ms. A.2848, c. 17v, particolare)
Il santo pastore
Il pontefice, palesemente calvo, tiene la tiara in mano, in segno di umiltà. I quattro caniraffigurati ai piedi del papa, di profilo, incrociati e rivolti due a due verso direzioni opposte, richiamano la disposizione classica del tiro a quattro.
L'allusione alla quadriga, carro trionfale degli imperatori romani, e gli altri elementi iconografici dell'illustrazione riflettono il testo della profezia che promette prerogative imperiali ad un uomo calvo, mite, mansueto e dall'intelligenza acuta.
BCABo, ms. A.2848, c. 18r, particolare)
Il papa incoronato
Il pontefice è incoronato da un angelo così come, nell'iconografia antica, gli imperatori erano incoronati dalla Vittoria alata.
Il carattere paradisiaco del luogo simboleggiato dalla varietà di piante - dipinte con cura - che ricoprono il terreno.
Nel testo della profezia la parola 'pietra' è usata due volte e probabilmente allude al nome di Pietro, il primo apostolo e martire a Roma oltre che primo papa, modello che gli autori dei Vaticinia desiderano proporre insieme al ritorno alla Chiesa primitiva e ad un papato depurato da tutte le tentazioni temporali.
BCABo, ms. A.2848, c. 18v, particolare)
Il papa angelico
All'inizio del XV secolo, umanisti, letterati e riformatori erano affascinati dalla prospettiva di un papa angelico, che rispondesse alle esigenze sentite un po' ovunque di una renovatio religiosa: si sognava una Chiesa di umili, governata da una Curia di costumi irreprensibili, su cui regnasse un papa lontano dalle cupidigie mondane e dalle pretese teocratiche dei pontefici del passato. L'attesa di questo imminente cambiamento, determinato dal papa angelico, unto da Dio, che avrebbe saputo porre fine allo scisma, contagiò tutta l'Europa, dal mondo degli intellettuali fino al livello della cultura popolare. Nella miniatura, gli angeli sembrano offrire all'adorazione del lettore il papa angelico, dietro al quale si dispiega un paramento che essi sorreggono, quasi a voler dare risalto alla maestà dei successori di Pietro.
BCABo, ms. A.2848, c. 19r, particolare)
Il papa e la bestia che pascola
L'immagine conclusiva delle profezie raffigura un papa in piedi, che stringe la tiara nella mano destra, al di sopra di un quadrupede androcefalo coronato, che si dirige verso sinistra. Il papa, proprio perché raffigurato senza corona, rappresenta un uomo virtuoso, che troverà grazia presso Dio e potrà iniziare la riforma della Chiesa intera. Il quadrupede dalla testa d'uomo rappresenta il superbo re di Babilonia Nabuchodonosor che, a causa del suo orgoglio, è condannato nelle Sacre Scritture ad essere tramutato in una bestia che pascola. Le due figure forse incarnano rispettivamente il potere spirituale e quello temporale. L'esperienza di Nabuchodonosor doveva ricordare al pontefice che il potere, di qualsiasi natura esso sia, discende da Dio e che non basta la tiara a fare un buon papa, né c'è santità senza umiltà. Dal confronto con un sovrano temporale umiliato, chi detiene il potere spirituale esce glorificato grazie al suo atteggiamento d'umiltà.