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MALEDETTI LIBRI!

L'irrefrenabile passione per la censura e la distruzione delle biblioteche

 

Da qualche anno la Biblioteca dell’Archiginnasio ha avviato una serie di studi volti ad approfondire le conseguenze concrete che eventi storici di vasta portata o avvenimenti di respiro più locale hanno avuto sul proprio patrimonio. La censura, le guerre, le scelte politiche, sono stati spesso causa di una perdita culturale alla quale in alcuni casi non è stato possibile rimediare. Studiare e approfondire questi eventi e queste tematiche è un modo per non dimenticare quanto successo in passato per evitare che si ripeta nel futuro.

Il libro di Fabio Stassi Bebelplatz. La notte dei libri bruciati (ed. Sellerio) ha dato lo spunto per questo progetto che, agli studi compiuti negli ultimi anni su questi temi, aggiunge ulteriori esempi e approfondimenti. L’opera di Stassi ha come focus centrale la censura nazista ma amplia il proprio sguardo a casi di distruzioni di documenti avvenute a causa di conflitti bellici, tema che tocca da vicino l’Archiginnasio. In molti casi infatti, anche quando la distruzione di documenti sembra casuale, la cancellazione della cultura di un paese - a partire dagli oggetti che hanno il compito di tramandarla e diffonderla - è uno degli obiettivi da raggiungere durante conflitti di varia natura e origine.

Se Bebelplatz è stato un punto di partenza, abbiamo cercato di seguirne l’esempio per spaziare interrogando altri studi e altri documenti, spesso legati alla vita della biblioteca. Abbiamo privilegiato i periodi in cui si sono affermate le dittature europee novecentesche, senza però tralasciare puntate nel passato e avendo sempre a mente quanto questi temi siano ancora di tragica attualità.

Per capire come l’odio verso i Maledetti libri - che sono espressione concreta della libertà di pensiero - abbia spesso accompagnato eventi tragici, ma anche generato per reazione esempi di dedizione e di impegno da parte di chi i documenti li deve custodire e salvare.

 

I documenti utilizzati sono quasi totalmente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.

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prec succ tutti
Il secondo volume sul teatro di Aristofane
Contenuto inserito il 8 ott 2025 — Ultimo aggiornamento il 15 nov 2025

Il secondo volume sul teatro di Aristofane

Nel 1936 esce il primo volume di Goffredo Coppola (1898-1945) dal titolo Il teatro di Aristofane. Il manoscritto del secondo volume si suppone fosse conservato presso l’Hotel Astoria, di fronte alla stazione ferroviaria di Bologna, dove Coppola risiedeva. Per metterlo al sicuro dai bombardamenti che colpivano quell’area, Coppola sistemò le sue carte e i suoi libri in casse depositate nel magazzino di un amico, che venne però colpito dalle bombe. Nella confusione e tra le macerie, qualcuno si impossessò di parte dei documenti di Coppola, tra i quali probabilmente il manoscritto su Aristofane, che ricomparve in vendita da lì a poco in una libreria antiquaria bolognese, prima di sparire per sempre. Ma non è detto che un giorno non ricompaia.
La vicenda è magistralmente raccontata da Luciano Canfora nel bellissimo Il papiro di Dongo, che si legge tutto d’un fiato nonostante le 812 pagine (introduzione esclusa), e in particolare nel cap. XXXI, Dispersione di un lascito.
Goffredo Coppola, ultimo Rettore fascista dell’Università di Bologna, dichiaratamente antisemita e collaboratore dei nazisti, venne fucilato dai partigiani insieme ai principali gerarchi del Regime il 28 aprile 1945.

 

Goffredo Coppola, Il teatro di Aristofane, vol. I, Bologna, Zanichelli, 1936.
Collocazione: SORBELLI. B. 591/1

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