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Album “Strage”: immagini e documenti

In questa gallery raccogliamo documenti di varia natura che possono avere fornito una base informativa per la scrittura del romanzo Strage di Loriano Macchiavelli, che ne illustrano la genesi e la successiva vita editoriale o che fanno riferimento agli eventi e ai temi trattati nell’opera.

Dove non diversamente specificato, l’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce all’edizione di Einaudi del 2010.

I documenti citati sono quasi interamente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato, la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.

Per rimanere aggiornati sull’attività di Macchiavelli e ricostruire la sua lunga carriera di romanziere consultate il sito a lui dedicato. Una bibliografia molto accurata ma che si ferma al 2004 è stata redatta da Roberto Pirani e si trova nel volume Loriano Macchiavelli. Un romanziere una città, firmato da Massimo Carloni e dallo stesso Pirani.

immagine di Otto Gabos: l'immagine del progetto "Ombre sotto i portici"
Otto Gabos: l'immagine del progetto "Ombre sotto i portici"
Il nostro viaggio nei romanzi di Loriano Macchiavelli inizia dall’immagine scelta come illustrazione del nostro percorso, che abbiamo intitolato Ombre sotto i portici - “rubando” il titolo di uno dei primi romanzi dell’autore, pubblicato nel 1976 e a cui dedicheremo uno degli incontri del gruppo di lettura -  per stabilire subito uno stretto legame fra i testi al centro del progetto e la città di Bologna. Scopriremo che gli ambienti narrati nei romanzi di Macchiavelli sono molto più diversificati di quanto un lettore distratto possa pensare - basti pensare al lungo flashback ambientato in Sicilia che occupa la seconda parte di Strage, Sicilia che sarà protagonista di Noi che gridammo al vento - ma la piantina del centro storico di Bologna disegnata da Otto Gabos permette di entrare subito nel cuore di questo progetto di lettura. L’immagine è tratta dal romanzo Sarti Antonio. Come cavare un ragno dal buco, pubblicato nel 2010 e impreziosito non solo da alcune illustrazioni del disegnatore e fumettista sardo, ma anche da alcune poesie di Franco Insalaco. Nella prossima immagine potete vedere la copertina di questo volume.   Loriano Macchiavelli - Otto Gabos, Sarti Antonio. Come cavare un ragno dal buco, Milano, Leonardo, 2010. Collocazione: ARPE-PR. B. 296    
immagine di Loriano Macchiavelli - Otto Gabos, Sarti Antonio. Come cavare un ragno dal buco (2010)
Loriano Macchiavelli - Otto Gabos, Sarti Antonio. Come cavare un ragno dal buco (2010)
Come lo stesso Macchiavelli ci ha riferito durante il primo incontro del Gruppo di Lettura, Gabos per il volto di Sarti Antonio si è ispirato all’attore Lino Ventura.   Cliccare qui per vedere la copertina a una migliore risoluzione. Loriano Macchiavelli - Otto Gabos, Sarti Antonio. Come cavare un ragno dal buco, Milano, Leonardo, 2010. Collocazione: ARPE-PR. B. 296  
immagine di Bologna d'autore, a cura di Gabriella Kuruvilla (2016)
Bologna d'autore, a cura di Gabriella Kuruvilla (2016)
Una curiosità: nel 2016 è stata pubblicata l’antologia Bologna d’autore, che contiene sia un racconto di Otto Gabos che uno di Macchiavelli. Come il titolo del volume fa intuire, tutti i racconti sono legati dall’ambientazione bolognese e compongono una vera e propria narrazione della città. Fra i molti simboli cittadini raccolti nell’illustrazione di copertina che qui potete vedere - realizzata dalla curatrice Gabriella Kuruvilla - si trova anche l’orologio della stazione ferroviaria, le cui lancette, come si sa, sono state lasciate ferme alle 10.25, ora dell’esplosione della bomba del 2 agosto. Se il racconto di Gabos contenuto in questa antologia, Radio Varsavia, si ambienta in un futuro distopico in cui Bologna è in stato di guerra e contesa da opposti eserciti non meglio identificati, quello di Macchiavelli è collocato nel passato, per essere precisi nel 1547. Il titolo è Un’estate di qualche anno fa. Il racconto però contiene elementi narrativi - il crollo di un palazzo avvenuto a causa di un’esplosione, alcune scene di corpi straziati, l’indagine del protagonista volta ad appurare che si è trattato di un attentato e non di una disgrazia, il ripetuto riferimento al cratere lasciato dallo scoppio - che non possono non rimandare all’episodio della strage del 2 agosto. Si aggiunga il fatto che anche in questo racconto il protagonista che si improvvisa detective è francese, come il Jules Quicher protagonista (e autore fittizio) di Strage. Ma per capire come Macchiavelli parli del passato per fare riferimento al tragico evento del 1980, non solo nei dettagli narrativi ma nel messaggio finale del racconto, vale la pena leggerne la conclusione. Il protagonista ha appena dimostrato al Governatore di Bologna che il crollo del palazzo dei Gisilieri è dovuto a un attentato ordito dalla famiglia rivale dei Bentivoglio. Si tratta quindi di una lotta fra due poteri che lascia sul campo morti innocenti, popolani, servi e gente che si trovava per caso nelle vicinanze. Il Governatore reagisce in maniera troppe volte vista, insabbiando il fatto: «Il Governatore mi fissò a lungo e in silenzio. Poi disse: “Un’affermazione pericolosa. Se il popolino venisse a conoscenza dei fatti che mi avete narrato, i guai si sommerebbero ai guai. La plebaglia non aspetta che un pretesto”. Riprese a passeggiare nel salone e di nuovo si fermò dinanzi a me, sempre fiero nel portamento. “Che la notizia non esca da questo palazzo!” ordinò. “Non è compito mio, signor Governatore, fare giustizia dei delitti e punire i colpevoli. Sono francese” dissi e lo lasciai al pranzo che aveva fatto preparare per me» (p. 152).   Bologna d’autore, a cura di Gabriella Kuruvilla, Milano, Morellini, 2016. Collocazione: 17* AA 3912  
immagine di Valerio Evangelisti, recensione di "Strage" (2010)
Valerio Evangelisti, recensione di "Strage" (2010)
Il progetto Ombre sotto i portici prosegue quanto fatto dal Gruppo di Lettura “Alphaville” nel 2023. Se allora il gruppo si era dedicato alla lettura di opere, non solo narrative, di Valerio Evangelisti, quest’anno saranno protagonisti i romanzi di Loriano Macchiavelli. Ci piace quindi all’inizio stabilire un ponte fra i due scrittori - che erano amici e si stimavano reciprocamente - presentando la recensione di Strage che Evangelisti pubblicò su Carmillaonline quando il romanzo venne ripubblicato nel 2010. Oltre al parere di Evangelisti sul libro - di cui con la consuetà lucidità e onestà individua punti di forza ed elementi che non gli sembrano del tutto convincenti - molto curioso è l’aneddoto raccontato verso la fine e che vuole mettere in luce una caratteristica del Macchiavelli uomo prima che scrittore: «un personaggio dalla tempra di ferro, coraggioso e nobile, sempre mascalzone», che resta «una canaglia nello spirito» anche col passare degli anni. Così lo definisce Evangelisti, giudizio in cui traspaiono un’ammirazione che va oltre l’apprezzamento delle doti di narratore di Macchiavelli per comprendere la coerenza delle posizioni sostenute e portate avanti nel proprio impegno culturale.  
immagine di Jules Quicher, Strage (1990)
Jules Quicher, Strage (1990)
Come anticipato dalla recensione di Evangelisti appena vista, la prima edizione di Strage esce per Rizzoli nel 1990. Si tratta del secondo libro di una progettatata trilogia, iniziata con Funerale dopo Ustica nel 1989, in cui Macchiavelli - dopo 15 anni di romanzi polizieschi con protagonista Sarti Antonio - si cimenta con storie che si avvicinano anche alla spy story. Generi letterari - il noir, le storie di spie - considerati, soprattutto allora, molto poco “italiani” e che Macchiavelli adotta per indagare, con l’arma della narrativa, proprio alcuni dei più oscuri episodi della storia italiana recente. Per questa trilogia Macchiavelli decide di adottare uno pseudonimo “straniero” e i due romanzi sono firmati Jules Quicher, proprio per dimostrare, una volta che i romanzi saranno stati venduti con successo, che anche un autore italiano poteva cimentarsi con questi generi. Ma le cose, da un punto di vista narratologico, sono più complicate. Infatti sia sulla sovracoperta di Funerale dopo Ustica che su quella di Strage, si dice che Jules Quicher è lo pseudonimo di un autore (evidentemente fittizio, ma questo lo sappiamo oggi) che è molto diverso dalla persona Loriano Macchiavelli. Leggiamo come viene presentato Jules Quicher nella sovracoperta di Strage: Jules Quicher è un esperto di problemi della sicurezza in una famosa multinazionale svizzera. Ha lavorato circa vent’anni in tutto il mondo (anche in Italia, per circa quattro anni, in periodi diversi). Firma anche questo suo secondo romanzo (nel 1989 ha pubblicato presso Rizzoli Funerale dopo Ustica) con pseudonimo perché desidera vivere in pace, non per maniacale culto della riservatezza. Cinquantenne, sposato con tre figli (due femmine e un maschio che frequenta i corsi di una celebre accademia militare europea), vive in una villa su un lago della Svizzera. Di madre italiana e di padre svizzero-francese, Jules Quicher parla e scrive alla perfezione in italiano e francese (sue lingue madri), e in inglese, tedesco e spagnolo. Lo stesso Macchiavelli, nell’introduzione alla seconda edizione di Strage, uscita nel 2010, sottolinea quanto questa descrizione dipinga un autore ben diverso da lui. Di Jules Quicher viene quindi costruita, in sede editoriale, una biografia fittizia, corredata anche dalle immagini che le due sovracoperte propongono, in cui il viso viene provvidenzialmente nascosto. Ma le cose sono ancora più complicate. Jules Quicher è infatti anche il nome del protagonista dei romanzi, la cui descrizione coincide solo in parte piuttosto limitata con quella data dell’autore fittizio. Un gioco di scatole cinesi che regala un grande successo a Funerale dopo Ustica - che sarà oggetto di un prossimo incontro del gruppo di lettura - ma che si interrompe subito dopo Strage. La trilogia non verrà mai completata nella forma prevista perchè il terzo libro, Un triangolo a quattro lati, non viene pubblicato sotto pseudonimo ma col nome di Macchiavelli in copertina fin dalla prima edizione del 1992. Nella prossima immagine scopriremo il perché.   Jules Quicher [i. e. Loriano Macchiavelli], Strage, Milano, Rizzoli, 1990. Collocazione: COSENTINI A. 2
immagine di Antonio Armano, Maledizioni (2014)
Antonio Armano, Maledizioni (2014)
La prima edizione di Strage, che abbiamo visto nell’immagine precedente, in sostanza non viene letta da nessuno, o quasi. Una settimana dopo la sua uscita nelle librerie tutte le copie vengono sequestrate a causa della denuncia avanzata da uno degli imputati del processo d’appello sulla strage in corso proprio in quel momento a Bologna. Sergio Picciafuoco, che in quel processo verrà assolto e poi prosciolto da tutte le accuse nel 1997, si è riconosciuto - anche perchè il suo è l’unico nome reale che Macchiavelli mantiene nel romanzo - in uno dei personaggi e si ritiene danneggiato. A questo punto Macchiavelli deve rivelarsi come autore reale e finisce sotto processo. Lo scrittore verrà assolto, ma nel frattempo è passato più di un anno e l’edizione Rizzoli del libro non tornerà più sugli scaffali delle librerie visto che lo stesso editore, senza motivi plausibili, decide di mandare le copie sequestrate al macero (ma per fortuna ne sopravvivono conservate nelle biblioteche!). La vicenda viene raccontata dallo stesso Macchiavelli nell’introduzione alla seconda edizione del romanzo, ma diventa anche un capitolo del saggio di cui qui vediamo copertina e quarta di copertina. Si tratta di un lavoro di Antonio Armano dal titolo MalEdizioni. Processi, sequestri e censure a scrittori e editori in Italia dal dopoguerra a oggi, anzi domani. Un ricco campionario di casi di scrittori finiti sotto processo, o colpiti da censura, in Italia, nel quale Macchiavelli è in ottima compagnia: Sartre, Lawrence, Arbasino, Pasolini e molti altri (si veda l’indice). Di questo libro era stata già pubblicata un’edizione comprensiva anche di un CD-Rom contenente documenti giudiziari legati ai casi trattati. Nel supporto multimediale si trova la sentenza di assoluzione di Macchiavelli dalle accuse di Picciafuoco, datata 15 ottobre 1991, che potete leggere qui. Come già detto, nella prima edizione del romanzo tutti i nomi dei personaggi, spesso facilmente “associabili” a persone reali, vengono cambiati, ad eccezione di Sergio Picciafuoco. Il suo nome viene fatto a p. 386 dell’edizione del 1990, dopo che nelle pagine precedenti il magistrato Massimo Altavilla aveva indagato su un nome fittizio presentato dal personaggio al momento della strage (siamo nei primi due capitoli della parte quarta). Per comprensibile precauzione, nelle edizioni successive del romanzo il personaggio sarà chiamato, pesudonimi a parte, Victor Floriani, per evitare qualunque ulteriore rischio giudiziario. Sergio Picciafuoco, morto nel 2022, scrisse (con la collaborazione di Giampaolo Paticchio) e pubblicò online una breve autobiografia difensiva dal titolo Confessioni di un capro espiatorio. Armano la indica come pubblicata sul sito Whymarche.com (Picciafuoco era di origine marchigiana). Oggi non ci sembra sia più reperibile su questo sito, ma può essere letta sul forum Come Don Chisciotte.   Antonio Armano, MalEdizioni. Processi, sequestri e censure a scrittori e editori in Italia dal dopoguerra a oggi, anzi domani, Milano, Rizzoli, 2014. Collocazione: 20. P. 1590
immagine di Loriano Macchiavelli, Strage (2010)
Loriano Macchiavelli, Strage (2010)
In questa immagine (qui visibile a una migliore risoluzione) vediamo copertina, quarta di copertina e relativi risvolti della più volte evocata seconda edizione di Strage, che viene pubblicata da Einaudi nel 2010. Dopo vent’anni il grande pubblico ha l’occasione di leggere quello che nel 1990 era stato un romanzo fantasma, rimasto in vendita appena una settimana. Lo pseudonimo Jules Quicher ha lasciato il posto al vero nome dell’autore. I risvolti spiegano a grandi linee i precedenti editoriali (e giudiziari) del romanzo, illustrati in maniera più dettagliata nella già citata introduzione firmata dallo stesso Macchiavelli. Di seguito a questa, che ha titolo Breve storia, ad uso del lettore, di questo romanzo, si trovano anche alcune pagine firmate da Libero Mancuso, il pubblico ministero che aveva indagato sulla strage del 2 agosto battendosi contro tutti i depistaggi per portare a galla la verità. Nella parte quarta del romanzo, intitolata Le indagini, compare Massimo Altavilla, magistrato a cui il procuratore affida le indagini sulla strage e che da subito si trova di fronte alle stesse difficoltà - «una serie di ostacoli, di depistaggi, di falsi indizi» (p. 427) - che Mancuso dice di avere incontrato non solo all’inizio, ma lungo tutti gli anni di indagini compiuti sull’attentato. Altavilla non è comunque un personaggio ispirato a Mancuso, che lo scrittore nel 1990 ancora non conosceva. Rispetto alla prima edizione, a partire da questa viene aggiunta anche quella che Evangelisti definisce «un’utile rassegna [dei personaggi] degna dei vecchi Gialli Mondadori». Non possiamo che essere d’accordo sull’utilità di questa scelta (adottata anche per la seconda edizione di Funerale dopo Ustica) per Strage: Quicher è sicuramente protagonista, ma siamo di fronte a un romanzo corale in cui molti altri personaggi “rubano la scena” all’ex agente segeto per considerevoli porzioni di testo. Come si vede la copertina abbandona la “tradizionale” iconografia della strage - l’orologio fermo, le macerie - che era presente nell’edizione originale (e che verrà ripresa 10 anni dopo, come vedremo nella prossima immagine) in favore di un’immagine che sembra rimandare a un vero e proprio conflitto bellico. Questa edizione del romanzo non è posseduta dalla Biblioteca dell’Archiginnasio. Ringraziamo la biblioteca Borges di Bologna per averci fornito le immagini qui presentate.
immagine di Loriano Macchiavelli, Strage (2020)
Loriano Macchiavelli, Strage (2020)
La terza - e finora ultima - edizione di Strage viene pubblicata ancora da Einaudi in occasione del quarantennale degli eventi narrati. Sia sulla copertina che in quarta di copertina non si trovano più riferimenti a Jules Quicher. Il volume presenta però gli stessi testi - di Macchiavelli e di Mancuso - che introducevano l’edizione 2010.
immagine di Il delta del Po
Il delta del Po
Prima di arrivare a toccare l’evento fondamentale del romanzo - lo scoppio della bomba alla stazione - ci soffermiamo su alcuni altri elementi che Macchiavelli introduce e che sono strettamente legati a Bologna e al territorio circostante. Il primo precede la strage anche nella cronologia della narrazione. Jules Quicher infatti arriva nel capoluogo emiliano il 30 luglio, “invitato” da un misterioso ordine monastico che da qualche anno ha preso possesso del castello-monastero di Robino, situato nel delta del Po. Fra il 31 luglio e l’1 agosto Jules incontra i monaci e scopre che a Robino è installato un laboratorio scientificamente all’avanguardia che - almeno secondo quello che gli viene detto - si occupa di studiare le modalità migliori per mantenere intatto il territorio del delta. Lo scopo ecologista, si intuisce, potrebbe coprire altre finalità, ma il tema della preservazione di quell’ambiente così particolare è evidentemente avvertito come importante e rilevante già in quegli anni. Lo testimonia il volume di cui qui vediamo il frontespizio e che viene pubblicato proprio nel 1980, in cui sono raccolti testi di diversi autori e fotografie di Mario Rebeschini. Lo scopo del libro - che ha come editore l’Ente Regionale Sviluppo Agricolo Emilia-Romagna - è di valorizzare il territorio del delta del Po, mettendone in luce la singolarità ma rilevando anche la necessità di attuare una politica di tutela, spesso ostacolata da controversie istituzionali.   L'ultimo Po, foto di Mario Rebeschini, introduzione di Riccardo Bacchelli, testi di Alessandro Albertazzi [et al.], [Bologna], E.R.S.A. Emilia-Romagna, 1980. Collocazione: 3. E. I. 54
immagine di Il delta del Po
Il delta del Po
Qui è possibile leggere l’indice del volume presentato nell’immagine precedente. I titoli dei diversi interventi mostrano come il tema “ecologico” della tutela del territorio del delta - che si intreccia con quello dello sfruttamento economico, per l’agricoltura o il turismo - sia centrale in questo lavoro. Evidentemente un tema caldo al momento dell’uscita del libro, quello stesso 1980 in cui sono collocati buona parte degli eventi del romanzo di Macchiavelli. Lo testimonia il fatto che - come ricorda Giuseppe Ferrari nel suo breve intervento La difesa del territorio - il 13 marzo 1979 era stata approvata la legge n. 7 “Interventi della regione Emilia-Romagna per la difesa della costa adriatica ai fini ambientali, turistici e di protezione degli insediamenti civili e produttivi”, «punto di arrivo di una lunga, lenta e forse troppo silenziosa opera di preparazione scientifica organizzativa ed istituzionale» (p. 25). Significativa poi una delle foto di Rebeschini che qui mostriamo, con il cartello - in verità piuttosto malandato - del WWF che invita a rispettare i nidi, anzi gli ultimi nidi, di gabbiano.   L'ultimo Po, foto di Mario Rebeschini, introduzione di Riccardo Bacchelli, testi di Alessandro Albertazzi [et al.], [Bologna], E.R.S.A. Emilia-Romagna, 1980. Collocazione: 3. E. I. 54
immagine di 1977: il Convegno contro la repressione
1977: il Convegno contro la repressione
Nella coralità dei molti personaggi che affollano il romanzo, se dovessimo indicare una co-protagonista che stia “alla pari” con Jules Quicher, senza dubbio il nome da fare sarebbe quello di Claudia Patroni. Sociologa, venticinquenne, la ragazza si trova in stazione il 2 agosto per accogliere il fidanzato Daniele, che morirà nell’esplosione. Nel caos che segue allo scoppio della bomba Claudia incontra Jules Quicher: da quel momento i due personaggi sono legati, sia dai sentimenti che dagli eventi narrati. Ribelle all’autorità, Claudia si trova coinvolta nelle trame dei servizi segreti per potere vendicare la morte di Daniele, individuando e, nel suo piano ideale ma poco realistico, uccidendo mandanti ed esecutori della strage. Questo personaggio permette a Macchiavelli di introdurre un altro tema caldo di quegli anni, quello della ribellione giovanile - in particolare, ma non solo, studentesca - a Bologna, che era culminata negli episodi del marzo 1977 che avevano portato all’omicidio da parte di un carabiniere di Pier Francesco Lorusso. In settembre si era tenuto un grande convegno contro la repressione. In realtà le pagine di Strage in cui si parla direttamente di questi eventi sono poche, ma la presenza, gli atteggiamenti e le idee di Claudia mantengono viva sotto la superficie la tematica “settantasettina”, cara all’autore. Quando Jules le dice: «Acqua passata. Il ‘77 è lontano», lei risponde: «No Giulio, il ‘77 è qui. [...] E ci resterà per molto tempo ancora» (p. 298). Nel romanzo sembra che accada la stessa cosa: il ‘77 è evocato raramente, ma sembra essere sempre presente, come fosse stato un prologo a quanto accaduto tre anni più tardi. Claudia è stata anche schedata dalle autorità per il suo impegno nella protesta del marzo del ‘77 (si veda p. 122) e nei mesi successivi, fino a settembre, quando si tiene in città il grande convegno sulla repressione che doveva essere una riflessione “intellettuale” e razionale su quanto successo mesi prima e in particolare su come le istanze di protesta degli studenti erano state brutalmente combattute dalle autorità e dalle forze dell’ordine. Claudia partecipa «da organizzatrice instancabile ai tre giorni del convegno» fino al momento in cui si accorge che «gli intellettuali “borghesi” stavano strumentalizzando e addomesticando la protesta studentesca» (p. 20). A quel punto si allontana dall’organizzazione ufficiale e si avvicina all’ala più radicale della protesta. Non quella della lotta armata, ma quella di una lotta culturale e sotterranea, «non condizionabile né dal Potere né dalla cultura ufficiale al servizio del Potere» (p. 21. Si veda anche p. 123). Il corposo fascicolo di cui qui vediamo la prima pagina e che ha il significativo titolo ma tu a Bologna da che parte stavi, presenta parte del materiale discusso durante il convegno. Come si vede è un supplemento del periodico della Federazione bolognese del PCI ed esprime quindi posizioni piuttosto “ortodosse” rispetto alla linea del Partito. Nelle quasi 100 pagine che lo compongono trovano spazio comunque molte istanze diverse (si veda l’indice) che coprono l’arco dei problemi discussi durante il convegno. Fingendo di trovarci nell’universo romanzesco di Strage, possiamo ipotizzare che Claudia abbia contibuito a sollevare molte delle discussioni, senza però approvarne le conclusioni raccolte in questo fascicolo.   ma tu a Bologna da che parte stavi? Materiali e problemi del convegno di settembre contro la repressione, [S.l., s.n.], 1978. Collocazione: 20. A. 166      
immagine di 1977: il Convegno contro la repressione
1977: il Convegno contro la repressione
Il fascicolo ma tu a Bologna da che parte stavi?, oltre ai molti articoli di riflessione, propone anche materiali distribuiti durante i giorni del Convegno. Da una parte i volantini con cui i diversi gruppi esprimono la loro posizione rispetto al convegno e alle tematiche discusse, dall’altra i molti fogli periodici ciclostilati (spesso dalla vita breve ed effimera) che vedono la luce in quei mesi. In questa immagine (qui visibile a una migliore risoluzione) sulla pagina sinistra uno di questi volantini, sulla pagina destra alcune pagine di rivista, fra cui quella forse più conosciuta, «A/traverso». Su questi materiali si veda Parole ribelli. I fogli del movimento del 77, il cui autore è Pablo Echaurren, considerato il “disegnatore del movimento” per eccellenza. Nella prossima immagine continueremo a parlare di volantini e periodici, con un caso che intreccia strettamente la nostra biblioteca e il romanzo di Macchiavelli.   ma tu a Bologna da che parte stavi? Materiali e problemi del convegno di settembre contro la repressione, [S.l., s.n.], 1978. Collocazione: 20. A. 166
immagine di 1977: il periodico «Il Cerchio di gesso»
1977: il periodico «Il Cerchio di gesso»
Nel 2019 la Biblioteca dell’Archiginnasio porta a termine il progetto di digitalizzazione del periodico «Il Cerchio di gesso». Tutti i sette numeri della rivista usciti fra il 1977 e il 1979 vengono messi online integralmente con un corredo di articoli e strumenti bibliografici. Il titolo di quel progetto è Il Cerchio di gesso. Una rivista bolognese nel movimento del ‘77. Il periodico infatti, che viene progettato fin dal 1976 da alcuni giovani intellettuali bolognesi sotto la guida di Gianni Scalia, si trova fin da subito schierato a fianco della protesta studentesca scoppiata nel marzo dell’anno successivo, prima ancora che esca il primo numero (datato giugno 1977). Il titolo stesso nasce dai circoli tracciati col gesso in via Mascarella per individuare i fori lasciati dai proiettili che hanno ucciso Pier Francesco Lorusso. Questa immagine compare su tutte le copertine dei sette numeri (qui vediamo quella del n. 1). La rivista ospita contributi provenienti da varie anime del movimento - segnaliamo alcuni splendidi disegni di Andrea Pazienza nel n. 3 del maggio 1978 - ma pur essendo vicina alla protesta studentesca ne rappresenta l’espressione più “intellettuale”. Quella che, lo abbiamo detto nelle immagini precedenti, in Strage viene criticata da Claudia Patroni. Alle p. 135-136 infatti Claudia mostra a Jules un volantino che veniva distribuito nei giorni del convegno e che lei conserva come promemoria di una posizione che lei, come intellettuale, aveva appoggiato ma alla quale si sentiva oramai completamente estranea perchè troppo “addomesticata” e compromessa col potere (nonostante il volantino affermi proprio il contrario, cioè la rottura dell’alleanza fra intellettuali e potere). Il volantino, di cui il romanzo riporta uno stralcio, è proprio quello con cui la redazione di «Il Cerchio di gesso» rende pubblica la propria adesione al convegno di settembre e che viene pubblicato anche nel volume Piazza Maggiore era troppo piccola. Cronache, fotografie e documenti del 23-24-25 settembre 1977 sul Convegno di Bologna. Claudia dice di avere riflettuto molto su questo volantino - che Jules reputa un inutile bla-bla - e che proprio da queste riflessioni ha tratto la convinzione che «gli intellettuali borghesi si erano ancora una volta impadroniti della nostra rivoluzione e l’avevano fatta loro» (p. 136). Nei giorni del convegno «Il Cerchio di gesso» pubblica un supplemento al primo numero, intitolato Agenda numero 1, che vuole essere la presentazione di materiali di lavoro e discussione da utilizzare durante lo stesso convegno.   «Il Cerchio di gesso», Bologna, 1977-1979. Collocazione: A. 2408
immagine di 1977: il Convegno contro la repressione
1977: il Convegno contro la repressione
Vediamo in questa immagine un documento che Claudia Patroni probabilmente approverebbe in pieno (cliccare qui per scaricarlo in formato pdf). Si tratta di un foglio unico di grande formato (48 cm di altezza) presentato come numero unico del periodico «Skema» e che ha l’ironico titolo Bologna oh cara. Il testo presente sul fronte di questo manifesto è fortemente critico verso ogni potere cittadino o nazionale, in particolare contro gli esponenti del PCI, fino ad evocare quella lotta armata che Claudia non ha mai abbracciato ma che non si sente di condannare in pieno (come testimoniano i due mitra che trasporta sotto la sua 2 cavalli, p. 21-22). Nel retro del manifesto invece si trovano fotografie scattate durante il convegno di settembre e che ritraggono gli aspetti meno istituzionali di quei giorni. Una curiosità: parte delle foto sono state scattate da Mario Rebeschini, uno dei più importanti fotoreporter bolognesi, autore anche delle foto contenute nel volume L’ultimo Po di cui abbiamo parlato in una delle precedenti immagini.   Bologna oh cara... Un flash sul convegno del movimento degli studenti e dei non garantiti, tenuto a Bologna il 23, 24, 25 settembre 1977, in redazione oltre ai veloci "spray-men" che hanno redatto i testi Massimo Dall'Olmo e Mario Rebeschini, fotografie di Mario Rebeschini e Pasquale Spinelli, Bologna, [s.n.], 1977. Collocazione: MISC. BB. 1367
immagine di «Corriere dell'informazione», 2 agosto 1980
«Corriere dell'informazione», 2 agosto 1980
È naturalmente impossibile in questa sede ricostruire la bibliografia sulla strage, ormai ricca di volumi, articoli, video, podcast. Ancora meno è nostra intenzione ricostruire la storia giudiziaria dell’evento, che naturalmente da quel 1990 in cui Macchiavelli scrive il suo romanzo si è arricchita di numerosi passaggi e non può ancora dirsi conclusa. Per un approfondimento sia sulla documentazione che sullo specifico della vicenda giudiziaria rimandiamo al sito dell’“Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage della Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980”. SI può comunque affermare senza tema di smentita che le risultanze dei diversi processi hanno confermato in pieno l’impianto generale e il messaggio complessivo che emerge da Strage. Ci limiteremo quindi a presentare alcuni dei documenti pubblicati immediatamente dopo l’evento e nei mesi successivi, selezionando quelli a nostro parere più interessanti. Non possiamo non iniziare con la prima pagina del «Corriere dell’informazione» del 2 agosto 1980. Questo quotidiano era in quegli anni l’edizione pomeridiana del «Corriere della sera» e fu quindi uno dei primi organi di stampa a dare la notizia dello scoppio alla stazione, poche ore dopo che questo si era verificato. La notizia naturalmente finisce subito in prima pagina (e non ci sono approfondimenti nelle pagine successive), che chiaramente non può fare altro che elencare e trascrivere i lanci di agenzia che fra le 10.25 e la fine della mattinata raggiungono i giornali. Colpisce il fatto che già nel pomeriggio del 2 agosto la possibilità che la tragedia sia frutto di fatalità - lo scoppio di una caldaia - e non di un attentato è sì ancora viva, ma già considerata poco credibile dallo stesso prefetto di Bologna Boccia, «per la grande violenza dell’esplosione». Anche nel romanzo già nei primi minuti dopo l’esplosione si fa largo la consapevolezza che si tratti di un evento criminale. In uno dei lanci di agenzia presentati in questa pagina si dice che «Si teme che i morti possano superare la decina». La realtà confermerà in maniera tragica questa ipotesi.   Il «Corriere dell’informazione» può essere letto sulla biblioteca digitale Emilib - Emilia Digital Library, che rende accessibile l’intero archivio storico del «Corriere della sera» e delle sue edizioni pomeridiane e serali.
immagine di 3 agosto 1980 - Le prime pagine dei giornali
3 agosto 1980 - Le prime pagine dei giornali
Interessante scorrere una rassegna delle prime pagine dei quotidiani usciti domenica 3 agosto (o lunedì 4 perchè qualche testata non usciva la domenica) a cui abbiamo aggiunto alcune pagine interne. L’ipotesi dello scoppio di una caldaia sembra ormai tramontata ma in alcune di queste pagine viene ancora posto il dubbio: fatalità o attentato? Qualche quotidiano invece avanza immediatamente l’ipotesi della matrice fascista dell’attentato. La p. 2 de «la Repubblica» testimonia come già nel momento stesso dell’esplosione fosse forte la consapevolezza che si trattasse di un evento criminale, come raccontato dal romanzo. Inutile dire che l’appartenenza politica dei diversi giornali sembra influenzare da subito la “lettura” della notizia della strage. Il tema della diffusione delle notizie da parte dei giornali - in particolare quotidiani e settimanali - nei mesi successivi all’attentato è molto importante in Strage. Il magistrato Massimo Altavilla si trova infatti - in particolare nel terzo capitolo della quarta parte del romanzo, significativamente intitolato Interferenze - a condurre le indagini pressato da una serie di notizie contraddittorie che vengono diffuse non solo dai servizi segreti “sporchi”, ma dagli stessi organi di stampa. Questo rende difficile il suo lavoro in quanto lo obbliga a verificare piste e indizi poco probabili ma che è costretto a non trascurare dai suoi superiori o dalla pressione dell’opinione pubblica. Quando, dopo una giornata particolarmente pesante, passata a interrogare giornalisti che vorrebbero «sostituirsi a lui nelle indagini» (p. 435), Altavilla si addormenta, un dubbio lo accompagna:   «Si addormentò con l’ansia di sapere cosa i quotidiani avrebbero inventato il giorno seguente per vendere più copie. A meno che non si trattasse di precise tessere di un unico mosaico che qualcuno aveva interesse a... Interesse a cosa? Nella semicoscienza del dormiveglia, l’ipotesi gli sfuggì come acqua dalle mani» (p. 436).   In questa rassegna, dopo la prima pagina del «Corriere dell’informazione» già vista nell’immagine precedente, è possibile vedere quelle dei seguenti quotidiani: «Il Resto del Carlino» (ed. nazionale e di Bologna), «Corriere della sera», «la Repubblica» (anche p. 2), «L’Unità», «Avanti!», «Avvenire» (anche p. 6 ), «il manifesto», «La Stampa», «Il Popolo», «Il Messaggero di Roma».
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La commemorazione delle vittime in Piazza maggiore del 6 agosto - Le prime pagine dei giornali
La terza parte del romanzo - che si intitola 1980, dopo la strage e ritorna al “presente” dopo il lungo flashback ambientato nella Sicilia del 1970 - si apre (il primo capitolo ha per titolo Un amore di bambina) con una cronologia di due pagine (283-284) dei giorni successivi allo scoppio della bomba. Una modalità di documentazione che, lo vedremo, si trova in più di un documento sulla strage pubblicato nella seconda metà del 1980. Questa breve cronologia si chiude con il 6 agosto, giorno della commemorazione - di duplice natura, prima laica poi religiosa - delle vittime della strage, tenutasi in Piazza Maggiore alla presenza delle più alte autorità cittadine e statali, a partire dal Presidente Pertini che già era accorso a Bologna il giorno stesso della tragedia. In realtà, come testimoniano molti quotidiani il giorno dopo (qui una rassegna delle prime pagine del 7 agosto dei giornali già visti nell’immagine precedente) le bare sono solamente otto. Molte famiglie delle vittime infatti hanno preferito un funerale privato, anche in polemica con le autorità. Claudia Patroni si reca in Piazza Maggiore, proprio per urlare il suo «risentito dissenso»:   «Fu la prima a urlare. “Pagliacci!” Le telecamere di Stato seguirono un volo di piccioni e la voce del cronista in diretta coprì gli insulti che il grido di Claudia avevano scatenato. Covavano nell’animo di tutti. Ma gli uomini politici sanno ingoiare ben altro, e sia quelli presenti, sia quelli assenti per paura, molti, ignorarono l’ira popolare. Così come l’ignorarono i giornali» (p. 284).   In realtà alcuni giornali non tacquero il dissenso, come dimostra proprio la prima pagina del «Resto del Carlino» qui visibile, ma nella gran parte dei casi lo presentarono in maniera negativa, in quanto incrinava quella unità di intenti che si riteneva necessaria in un momento tanto critico. Un meccanismo già visto volto a depotenziare la forza e le istanze di chi, come Claudia, quel giorno si recò in piazza per protestare contro quella «farsa» (ivi).
immagine di Panorama, 18 e 25 agosto 1980
Panorama, 18 e 25 agosto 1980
Fra le riviste che pubblicano notizie sulla strage miscelando «sapientemente fatti veri con altri del tutto inventati, in modo da confondere l’investigatore e costringerlo a riscontri estenuanti e infruttuosi» (p. 421), l’informativa che il colonnello Dalla Vita consegna al magistrato Altavilla (siamo nel secondo capitolo della parte quarta) cita più volte «Panorama». In questa immagine vediamo le copertine dei primi due numeri del settimanale che parlano della strage, il n. 478 del 18 agosto 1980 e il n. 479 del 25 agosto 1980. Già l’impostazione e il tono di queste copertine sono esplicative del sensazionalismo con cui la rivista “copre” la notizia, evidente sia nel titoli che nelle immagini scelte.   «Panorama», 18 agosto 1980, n. 478 «Panorama», 25 agosto 1980, n. 479 Collocazione: A. 2308
immagine di Paul-Louis Durand
Paul-Louis Durand
Sfogliando i due numeri di «Panorama» citati nell’immagine precedente ci si imbatte in una storia che non può non attirare l’attenzione di chi abbia letto Strage. È la storia di Paul-Louis Durand, francese, localizzato a Bologna il giorno della strage, giunto nel capoluogo emiliano dopo un misterioso viaggio in Italia durante il quale ha incontrato personaggi ancora più misteriosi, sospettato di far parte della Fédération d’Action Nationale et Européenne, nota organizzazione neonazista. Sono esattamente le stesse notizie che Massimo Altavilla legge in un «voluminoso dossier» (p. 445) che il Sisde gli fa recapitare per metterlo al corrente delle strane attività di un altro francese in Italia: naturalmente Jules Quicher. Siamo ancora nella parte quarta del romanzo, ma questa volta nel terzo capitolo, significativamente intitolato Effetti speciali. Dopo i giornali, anche diversi organi istituzionali si affannano a mettere i bastoni fra le ruote al magistrato: «Massimo continuava a credere che si trattasse di “effetti speciali” accesi sulla sua strada per distoglierlo dal fine» (p. 447). Macchiavelli quindi coglie il potenziale narrativo insito nella storia di Paul-Louis Durand e “cuce” la sua storia sul personaggio di Jules Quicher, o meglio sulla sua versione rivista dal Sisde. Con questo meccanismo però lo scrittore rivela che quella storia è falsamente costruita - un effetto speciale, troppo “bella” per essere vera - dal momento che il lettore, arrivato a quel punto del romanzo, sa bene che le notizie fornite dal Sisde su Jules in buona parte non corrispondo alla realtà. Il comportamento di Jules è sicuramente equivoco in più di un’occasione - soprattutto per i personaggi del romanzo, meno per il lettore - e questo lo rende un ottimo protagonista per una storia a sensazione firmata Sisde.   «Panorama», 18 agosto 1980, n. 478 «Panorama», 25 agosto 1980, n. 479 Collocazione: A. 2308
immagine di Terza Posizione
Terza Posizione
Ancora su «Panorama» (n. 480 del 1 settembre 1980) troviamo un articolo che ci riporta al romanzo. Si tratta di un pezzo dedicato a Terza Posizione, l’organizzazione neofascista su cui a un certo punto indagano gli inquirenti che si occupano della strage. In Strage Claudia Patroni, accordatasi con riluttanza col colonnello Dalla Vita, compie una rapina e inscena un rapimento “firmando” queste azioni con il nome di questa organizzazione. Lo scopo è quello di farsi notare dagli stessi affiliati a Terza Posizione, in modo da infiltrarsi ed avere una possibilità di individuare esecutori e mandanti dell’attentato.   Cliccare qui per leggere l’articolo. «Panorama», 25 agosto 1980, n. 479 Collocazione: A. 2308
immagine di «Il Resto del Carlino» - Un mese dopo
«Il Resto del Carlino» - Un mese dopo
Martedì 2 settembre 1980 «Il Resto del Carlino» pubblica un supplemento intitolato Un mese dopo. Bologna 2 agosto 1980 ore 10.25 (cliccare qui per leggerlo integralmente). Gli articoli sono corredati da foto di grande impatto, alcune delle quali sono poi diventate tristemente “famose”, veri e propri simboli della tragedia compiutasi quel giorno. Anche l’ora dello scoppio assume da subito una valenza simbolica molto forte.    Un mese dopo. Bologna 2 agosto 1980 ore 10.25, Bologna, Il Resto del Carlino, 1980. Collocazione: SACCENTI PC. 222
immagine di «Il Resto del Carlino» - Un mese dopo
«Il Resto del Carlino» - Un mese dopo
L’ultima pagina del supplemento citato nell’immagine precedente ripropone due tematiche che abbiamo già toccato. Da una parte come si è arrivati dall’ipotesi della fatalità alla “certezza” - che poi impiegherà ancora tempo a radicarsi nell’opinione pubblica - della bomba fascista. Dall’altra la questione del dissenso popolare verso le istituzioni che si era manifestato durante la commemorazione del 6 agosto.   Un mese dopo. Bologna 2 agosto 1980 ore 10.25, Bologna, Il Resto del Carlino, 1980. Collocazione: SACCENTI PC. 222
immagine di Bologna, 2 agosto 1980. Fotocronaca
Bologna, 2 agosto 1980. Fotocronaca
Un’altra testimonianza che esce a un mese di distanza dalla strage, un supplemento a «Provincia e comprensori. Rivista bimestrale dell’amministrazione provinciale di Bologna». Anche in questo caso si dà grande importanza alle foto. Il fascicolo (di 56 pagine) è presentato proprio come una fotocronaca dei giorni successivi alla strage. Cliccare qui per vedere a una migliore risoluzione le pagine del fascicolo che presenteremo di seguito.   Bologna, 2 agosto 1980: la strage fascista alla stazione di Bologna. Fotocronaca dalle ore 10,25 di sabato 2 agosto alle ore 10,25 di sabato 9 agosto 1980, Bologna, [s.n.], 1980. Collocazione: COSENTINI D. 30
immagine di Bologna, 2 agosto 1980. Fotocronaca
Bologna, 2 agosto 1980. Fotocronaca
Il fascicolo è il supplemento a una rivista istituzionale, l’organo ufficiale dell’amministrazione provinciale. Sia nel titolo che in queste prime pagine, non ci sono dubbi nel chiamare «strage fascista» quanto accaduto il 2 agosto. Nella foto a destra si vede come fin da subito di fronte al Palazzo Comunale sia stato posizionato l’elenco delle vittime.   Cliccare qui per vedere a una migliore risoluzione le pagine del fascicolo qui presentate. Bologna, 2 agosto 1980: la strage fascista alla stazione di Bologna. Fotocronaca dalle ore 10,25 di sabato 2 agosto alle ore 10,25 di sabato 9 agosto 1980, Bologna, [s.n.], 1980. Collocazione: COSENTINI D. 30  
immagine di Bologna, 2 agosto 1980. Fotocronaca
Bologna, 2 agosto 1980. Fotocronaca
In precedenza abbiamo notato che quando Macchiavelli riprende il filo della narrazione nel “presente”, dopo il flashback siciliano, propone alle p. 283-284 una breve cronologia degli eventi accaduti nei giorni successivi alla strage. Questo fascicolo utilizza la stessa modalità: per ogni giorno, dal 2 al 9 agosto, riassume gli eventi, corredandoli con fotografie e commentandoli con testi poetici. Il primo di questi è Notizia di Roberto Roversi, già pubblicato sul n. 206 di «Paese Sera» del 6 agosto 1980. Un frammento di questo testo - i quattro versi che vengono “associati” all’ora esatta dello scoppio - viene posto da Macchiavelli in esergo a Strage, fin dalla prima edizione. Un’ulteriore curiosità. La poesia di Roversi è una sorta di “conto alla rovescia” che parte da cinque minuti prima dello scoppio. Una modalità simile viene utilizzata nel romanzo all’inizio del quarto capitolo della prima parte, quello in cui si verifica La Strage, che è anche titolo del capitolo. La narrazione parte dalle 8.30 della mattina del 2 agosto e si avvicina all’orario della tragedia scandendo in maniera ossessiva lo scorrere del tempo. Dimostrando grande consapevolezza, lo scrittore sembra “mimare” con le sue scelte narrative i testi che negli anni precedenti avevano documentato la strage. Inoltre, con una soluzione originale e di grande effetto, Macchiavelli sceglie di non mostrare in maniera diretta il momento preciso dell’esplosione. Lo racconta infatti dalla prospettiva del colonnello Dalla Vita, che comodamente seduto nel suo ufficio di copertura è in comunicazione telefonica con un suo uomo che si trova alla stazione:   «Di colpo la comunicazione si interruppe. Erano le 10 e 25 del 2 agosto 1980. Una frazione di secondo dopo, un’esplosione fece vibrare i vetri degli uffici dell’agenzia Sturla. Il colonnello gridò nel microfono che teneva vicinissimo alla bocca: “Siete in ascolto? Siete in ascolto?” Commutò e gli giunse il ronzio di una comunicazione interrotta. “Alla stazione centrale, presto!” gridò nel citofono» (p. 79).   La scena dell’esplosione la ritroveremo alla conclusione di Noi che gridammo al vento, che il Gruppo di Lettura leggerà nel mese di aprile e in cui torneranno protagonisti alcuni dei personaggi visti in Strage, a partire dal colonnello Dalla Vita e Francesca Dirusso.   Cliccare qui per vedere a una migliore risoluzione le pagine del fascicolo qui presentate. Bologna, 2 agosto 1980: la strage fascista alla stazione di Bologna. Fotocronaca dalle ore 10,25 di sabato 2 agosto alle ore 10,25 di sabato 9 agosto 1980, Bologna, [s.n.], 1980. Collocazione: COSENTINI D. 30
immagine di Bologna, 2 agosto 1980. Fotocronaca
Bologna, 2 agosto 1980. Fotocronaca
Nella parte finale il fascicolo che stiamo osservando presenta alcune testimonianze importanti da un punto di vista documentario. In queste due pagine vengono trascritti i discorsi tenuti alla commemorazione delle vittime dal sindaco di Bologna Renato Zangheri e dal Cardinale Antonio Poma.   Cliccare qui per vedere a una migliore risoluzione le pagine del fascicolo qui presentate. Bologna, 2 agosto 1980: la strage fascista alla stazione di Bologna. Fotocronaca dalle ore 10,25 di sabato 2 agosto alle ore 10,25 di sabato 9 agosto 1980, Bologna, [s.n.], 1980. Collocazione: COSENTINI D. 30
immagine di Bologna, 2 agosto 1980. Fotocronaca
Bologna, 2 agosto 1980. Fotocronaca
In queste pagine la lettera inviata dagli enti locali della città ai famigliari delle vittime e una iniziativa per aiutare le famiglie stesse. Vale la pena ricordare l’“Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage della Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980”, che ha avuto un ruolo fondamentale nel mantenere viva l’attenzione sulla strage e nel pretendere di ottenere una verità giudiziaria chiara e le giuste condanne per mandanti ed esecutori.   Cliccare qui per vedere a una migliore risoluzione le pagine del fascicolo qui presentate. Bologna, 2 agosto 1980: la strage fascista alla stazione di Bologna. Fotocronaca dalle ore 10,25 di sabato 2 agosto alle ore 10,25 di sabato 9 agosto 1980, Bologna, [s.n.], 1980. Collocazione: COSENTINI D. 30
immagine di Bologna, 2 agosto 1980. Fotocronaca
Bologna, 2 agosto 1980. Fotocronaca
Come dimostra questo annuncio - estratto sempre dal supplemento che stiamo analizzando - la documentazione sulla strage è fin da subito arricchita da documenti audiovisivi. In questo caso si promuove la proiezione, solamente a un mese di distanza dalla strage, di un documentario curato dal Collettivo Italiano Cinema e, come compare nei titoli di coda, dall’amministrazione provinciale di Bologna d’intesa con il Comune di Bologna e con la regione Emilia Romagna. La regia è di Gian Butturini. Il documentario, pubblicato su VHS nel 1990, è ora disponibile in rete.    Cliccare qui per vedere a una migliore risoluzione le pagine del fascicolo qui presentate. Bologna, 2 agosto 1980: la strage fascista alla stazione di Bologna. Fotocronaca dalle ore 10,25 di sabato 2 agosto alle ore 10,25 di sabato 9 agosto 1980, Bologna, [s.n.], 1980. Collocazione: COSENTINI D. 30
immagine di 2 agosto 1980 ore 10,25 (1980)
2 agosto 1980 ore 10,25 (1980)
A qualche mese di distanza dalla strage il Comune di Bologna ricorda l’evento con questo volume che, come la fotocronaca appena vista, ripercorre i giorni dal 2 al 6 agosto con un apparato fotografico molto ricco e di forte impatto emotivo. Anche in questo caso la data e l’ora sono elementi sufficienti a evocare, senza ulteriori aggiunte, l’attentato. Il volume contiene uno scritto di Michelangelo Antonioni e un articolo di Alberto Moravia già pubblicato sul «Corriere della sera» del 4 agosto 1980. Il volume è stato ristampato in occasione del quarantennale della strage, con un’unica modifica: la pagina introduttiva anonima dell’edizione 1980 viene sostituita con una pagina firmata dal sindaco in carica nel 2020 Virginio Merola.   Comune di Bologna, 2 agosto 1980 ore 10,25, [Bologna], Comune, [1980]. Collocazione: 17. T. II. 103   Comune di Bologna, 2 agosto 1980 ore 10,25, ristampa aggiornata, [Bologna], Pendragon, 2020. Collocazione: 17*. AA. 4758  
immagine di Alfredo Taracchini [i.e. Antonaros], Agosto è un pesce sventrato (1981)
Alfredo Taracchini [i.e. Antonaros], Agosto è un pesce sventrato (1981)
Il volumetto di Alfredo Taracchini Antonaros rappresenta uno dei primi testi che propongono la necessità di una controinchiesta - che vada oltre l’inchiesta ufficiale sulla strage, inquinata da depistaggi e false piste - e la parallela necessità di non dimenticare la strage e di lottare per giungere alla piena verità. La copertina mostra chiaramente come si tratti di un documento che, a differenza di molti di quelli visti in precedenza, non ha niente di istituzionale, è anzi pubblicato da un piccolissimo editore che fa riferimento al Cassero di Porta S. Stefano.   Alfredo Taracchini [i.e. Alfredo Antonaros], Agosto è un pesce sventrato. Controinchiesta su un attentato che vogliono dimenticare, con una descrizione in atto di Roberto Roversi, (S.l.), Il pesce solubile, 1981. Collocazione: MISC. BB. 4831
immagine di Roberto Roversi, Notizia
Roberto Roversi, Notizia
Anche il libro firmato da Taracchini si apre con una poesia di Roberto Roversi che ha lo stesso titolo di quella vista in precedenza, Notizia. Anche in questo caso è il progredire dell’orario che dà forma al testo, ma questa volta il riferimento non è al momento della strage ma al 6 agosto, giorno della commemorazione delle vittime. La poesia è inedita al momento in cui viene pubblicata in questo volumetto, il cui titolo nasce proprio da un verso della poesia.   Alfredo Taracchini [i.e. Alfredo Antonaros], Agosto è un pesce sventrato. Controinchiesta su un attentato che vogliono dimenticare, con una descrizione in atto di Roberto Roversi, (S.l.), Il pesce solubile, 1981. Collocazione: MISC. BB. 4831
immagine di Gian Pietro testa, Antologia per una strage (1980)
Gian Pietro testa, Antologia per una strage (1980)
Un’altra testimonianza di come la strage diventi da subito oggetto di interesse, non solo per chi deve occuparsene da un punto di vista documentaristico e cronachistico, è questa antologia poetica di Gian Pietro Testa, uscita nel 1980 per l’editore Bovolenta di Ferrara. È stata ripubblicata con aggiornamenti dall’editore Minerva nel 2005.   Gian Pietro Testa, Antologia per una strage. Bologna, 2 agosto 1980, Ferrara, Bovolenta, [1980]. Collocazione: 17-SC.LETT LETT. MODERNA Ea 02, 08   Gian Pietro Testa, Antologia per una strage. Bologna, 2 agosto 1980, 2. ed. aggiornata, Argelato, Minerva, [2005]. Collocazione: 17* BB. 535
immagine di 2 agosto 1981, ore 10,25. Per non dimenticare (1982)
2 agosto 1981, ore 10,25. Per non dimenticare (1982)
In occasione del primo anniversario della strage a Bologna viene organizzata una serie di manifestazioni, incontri e convegni che occupano quattro giorni e si concludono il 2 agosto 1981. Questo volume, di cui vediamo la copertina, ricostruisce quei quattro giorni, ricordando non tutte ma molte delle iniziative messe in campo. Già in una precedente immagine abbiamo ricordato come fin da subito nasca l’esigenza del mantenere viva la memoria di quanto accaduto, come monito per il futuro e per continuare quella ricerca della verità - giudiziaria, storica e politica - che fin da subito risulta difficile da rivelare pienamente. Nel sottotitolo del volume viene usato quello che poi diventerà una sorta di “motto” di tutte le commemorazioni degli anni successivi: Per non dimenticare.   2 agosto 1981, ore 10,25. Per non dimenticare, Bologna, Comune, 1982. Collocazione: 17*. AA. 235
immagine di Foglio dei quattro giorni (1982)
Foglio dei quattro giorni (1982)
Insieme al volume visto nella precedente immagine viene distribuito un fascicolo che comprende i sei numeri del periodico Foglio dei quattro giorni, distribuito in città durante i quattro giorni della commemorazione del primo anniversario della strage. Ogni numero è composto da un foglio di grande formato - stampato sui due lati - che comprende diversi scritti dei curatori del periodico: Bruno Brunini, Maurizio Maldini, Mino Petazzini, Roberto Roversi e Nicola Muschitiello. La Biblioteca dell’Archiginnasio, oltre a conservare due copie del fascicolo allegato al volume del 1982, possiede anche due copie dei primi cinque fogli e una copia del sesto nell’edizione stampata e distribuita durante i quattro giorni dal 30 luglio al 2 agosto 1981. Queste copie provengono dalla Libreria Palmaverde, la libreria di Roberto Roversi che, come abbiamo visto, era uno dei curatori dell’iniziativa.   Cliccare qui per leggere integralmente i sei numeri del periodico. «Foglio dei quattro giorni: di poesia, di poesia, di poesia. Uno [30 luglio 1981]-Sei [2 agosto 1981]», [S. l.], [s. n.], 1981 (Bologna : Alpha Beta). Collocazione: PALMAVERDE PERIODICI B 0001
immagine di L a, b, c della stazione delle ferrovie in Bologna (1853)
L a, b, c della stazione delle ferrovie in Bologna (1853)
Vogliamo dedicare le ultime immagini di questa gallery al luogo in cui è avvenuta la strage, la Stazione ferroviaria centrale di Bologna. Una prima stazione di limitate dimensioni è già presente alla fine degli anni Cinquanta dell’Ottocento nello stesso luogo di quella attuale, ma presto diventa troppo piccola per sopportare il crescente traffico ferroviario. Il nucleo di base dell’attuale stazione, costruita su progetto di Gaetano Ratti, viene inaugurato nel 1871. Fin da subito uno dei temi fondamentali legati alla costruzione della stazione era stato la sua collocazione, dal momento che la scelta comportava diverse modifiche urbanistiche. L’importanza della questione è testimoniata da questo opuscolo del 1853, anonimo ma che reca la “firma”: UN VERO AMATORE DI BOLOGNA.   Cliccare qui per leggere integralmente l’opuscolo. L'a, b, c della stazione delle ferrovie in Bologna, ossia discorso stretto a dialogo sulla importanza che è da darsi alla sua collocazione, Bologna, Società tipografica bolognese, 1853. Collocazione: 17-FISICA E 02, 22
immagine di Coriolano Monti, Rapporto dell'Officio tecnico alla illustre giunta sull'accesso alla Stazione (1862)
Coriolano Monti, Rapporto dell'Officio tecnico alla illustre giunta sull'accesso alla Stazione (1862)
Giovanni Ricci, nel suo volume del 1976 Bologna. Storia di un’immagine, individua nella scelta della collocazione della stazione ferroviaria uno dei momenti cardine del processo di ammodernamento che portò all’apertura di quella «monotona arteria commerciale» (p. 228) che sarà via dell’Indipendenza. Il risanamento di molti luoghi bolognesi nella seconda metà del XIX secolo ebbe in realtà, dice Ricci, motivazioni economiche e commerciali ben più radicate e forti di quelle sanitarie o estetiche. Ricci prende ad esempio l’opuscolo di cui qui vediamo il frontespizio, in cui (è ancora lo studioso che parla) «si comincia con considerazioni estetiche» per poi passare più concretamente «ad illustrare i vantaggi economici e sociali dell’operazione», in una commistione di «motivazioni economiche e [...] ideologiche» che non tengono in conto l’antico assetto urbano. Tutto ciò per collegare «adeguatamente la piazza del vecchio potere politico con il centro della nuova vita: la stazione» (p. 227-228).   Cliccare qui per leggere integralmente l’opuscolo. [Coriolano Monti], Rapporto dell'Officio tecnico alla illustre giunta sull'accesso alla Stazione delle strade ferrate [...], Bologna, Tipografia Regia, 1862. Collocazione: 17-FISICA E, 041
immagine di Coriolano Monti, Rapporto dell'Officio tecnico alla illustre giunta sull'accesso alla Stazione (1862)
Coriolano Monti, Rapporto dell'Officio tecnico alla illustre giunta sull'accesso alla Stazione (1862)
Nell’opuscolo visto nell’immagine precedente - che è un documento ufficiale del Municipio di Bologna firmato dall’Ingegnere ed Architetto in capo Coriolano Monti - è presente anche questa tavola (80x57,5 cm) che presenta la pianta del progetto proposto per la sistemazione della zona che collega l’allora piazza Vittorio Emanuele alla futura stazione.   Cliccare qui per leggere integralmente l’opuscolo. [Coriolano Monti], Rapporto dell'Officio tecnico alla illustre giunta sull'accesso alla Stazione delle strade ferrate [...], Bologna, Tipografia Regia, 1862. Collocazione: 17-FISICA E, 041
immagine di Disegni delle principali opere eseguite per l'ampliamento della Stazione di Bologna (1875)
Disegni delle principali opere eseguite per l'ampliamento della Stazione di Bologna (1875)
Questo volume (ne vediamo qui il frontespizio) raccoglie 50 litografie che illustrano le opere di ampliamento progettate per la stazione. Tutte le tavole (delle quali qui è possibile vedere l’indice) sono sottoscritte dall’Ingegnere Capo Divisione G. Ratti. Escluse la n. 1 e la n. 2, che hanno misura maggiore (vedi immagini successive), le altre tavole misurano 41x61 cm. Ne vediamo una selezione nelle immagini successive.   Disegni delle principali opere eseguite per l'ampliamento della Stazione di Bologna, Firenze. lit. G. Lein, [1875?]. Collocazione: 17. R. I. 40
immagine di Disegni delle principali opere eseguite per l'ampliamento della Stazione di Bologna (1875)
Disegni delle principali opere eseguite per l'ampliamento della Stazione di Bologna (1875)
Tav. 1: Stazione di Bologna. Planimetria generale.   Cliccare qui per vedere la tavola a una migliore risoluzione. La tavola misura 41x118 cm. Disegni delle principali opere eseguite per l'ampliamento della Stazione di Bologna, Firenze. lit. G. Lein, [1875?]. Collocazione: 17. R. I. 40
immagine di Disegni delle principali opere eseguite per l'ampliamento della Stazione di Bologna (1875)
Disegni delle principali opere eseguite per l'ampliamento della Stazione di Bologna (1875)
Tav. 2: Fabbricato Viaggiatori della Stazione di Bologna. Prospetto verso la Città.   Cliccare qui per vedere la tavola a una migliore risoluzione. La tavola misura 41x79 cm. Disegni delle principali opere eseguite per l'ampliamento della Stazione di Bologna, Firenze. lit. G. Lein, [1875?]. Collocazione: 17. R. I. 40
immagine di Disegni delle principali opere eseguite per l'ampliamento della Stazione di Bologna (1875)
Disegni delle principali opere eseguite per l'ampliamento della Stazione di Bologna (1875)
Tav. 25: Sale d’aspetto. Sezione longitudinale del Corritojo.   Cliccare qui per vedere la tavola a una migliore risoluzione. Disegni delle principali opere eseguite per l'ampliamento della Stazione di Bologna, Firenze. lit. G. Lein, [1875?]. Collocazione: 17. R. I. 40
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