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Album "Apocalittici e integrati"

In questa gallery raccogliamo documenti che illustrano la genesi e la vita editoriale del saggio Apocalittici e integrati di Umberto Eco (1964), che fanno riferimento ai temi trattati nell’opera o hanno fornito una base informativa per l’autore. Questa non vuole essere un’analisi scientifica ed esaustiva di fonti e documenti utilizzati dall’autore né tantomeno un’interpretazione critica del lavoro di Eco.

Quello che qui proponiamo è il resoconto di un’esperienza di lettura e di ricerca nel patrimonio della nostra biblioteca (con alcune escursioni su altre raccolte documentarie). Non solo non c’è pretesa di esaustività, poniamo anzi una dichiarazione preventiva del fatto che maggiore attenzione si è data alla parte relativa ai fumetti, considerata più interessante e adatta al percorso di lettura del nostro gruppo, mentre canzone e TV sono trattate qui in maniera episodica. Non si fanno inoltre quasi riferimenti ai capitoli Cultura di massa e “livelli” di cultura e La struttura del cattivo gusto, che naturalmente sono però la base teorica implicata nella presentazione dei documenti da noi preparata come del lavoro di analisi dei testi - grafici, testuali e sonori - fatta dall’autore.

Dove non diversamente specificato, l’indicazione delle pagine del romanzo citate si riferisce alla prima edizione, pubblicata nel 1964.

I documenti utilizzati sono quasi totalmente conservati e consultabili presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Salvo dove diversamente specificato la collocazione indicata è quindi relativa a questa biblioteca.

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prec succ tutti
Harold Gray, Little Orphan Annie
Contenuto inserito il 10 mar 2025 — Ultimo aggiornamento il 18 mar 2025

Harold Gray, Little Orphan Annie

All’opposto di Feiffer - e a fianco del Li’l Abner di Al Capp, come esempio di fumetto conservatore e paternalista, assoggettato alle logiche del mercato - Eco posiziona Little Orphan Annie di Harold Gray: «ma il giudizio su Harold Gray e la sua opera è possibile senza equivoci: a disegno conservatore, di precisione ottocentesca, fa riscontro ideologia conservatrice» (p. 177). E all’inizio del saggio sui Peanuts rincara la dose:

 

«Il fumetto è un prodotto industriale, commissionato dall’alto, funziona secondo tutte le meccaniche della persuasione occulta, suppone nel fruitore un atteggiamento di evasione che stimola immediatamente le velleità paternalistiche dei committenti. E gli autori per lo più si adeguano: così il fumetto, nella maggior parte dei casi, riflette l’implicita pedagogia di un sistema e funziona come rafforzatore dei miti e dei valori vigenti. Così Dennis the Menace [...]; e la Little Orphan Annie diventerà per milioni di lettori la supporter di un maccartismo nazionalistico» (p. 265).

 

Se Dennis the Menace e Li’l Abner sono citati anche da Jezer nel suo articolo sui Peanuts più volte ricordato, l’orfana Annie e il suo autore sono invece soggetti di due articoli di Sociologia del fumetto americano (se ne veda l’indice), collocati nella sezione denominata Fumetti sotto accusa. Nell’introduzione al volume di cui qui vediamo la copertina - non datato ma risalente all’inizio degli anni Settanta del Novecento - Luciano Secchi rileva che, pur popolarissima sulle pagine dei quotidiani statunitensi, la strip di Gray è praticamente sconosciuta a livello popolare. Un’ulteriore conferma del fatto che Eco in Apocalittici e integrati sta descrivendo la situazione del mercato statunitense, non italiano. Come a mettere le mani avanti su possibili scenari che potrebbero realizzarsi anche nel nostro paese, in cui comparivano strips sui quotidiani ma con una frequenza e una diffusione nemmeno paragonabile al mercato americano.

 

Harold Gray, Little orphan Annie (1935-1936), Milano, Corno, s.d.

Collocazione: 35. C. 1175

 

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